A PRICE OF GAMES JOURNALISM (DI ETICA, RAPPORTI TRA GIORNALISTI E PUBLISHER E SVARIATE ALTRE COSE)



Ho lasciato il titolo originale dell'articolo di Kotaku per questo bel polverone sollevato da uno dei siti occidentali più importanti per mano della sua firma più autorevole, Stephen Totilo, che ha prodotto un pezzo fiume che farà discutere nei mesi a venire, senza ombra di dubbio.
Argomento? La spinosa questione dei rapporti tra testate e publisher, regolate da dinamiche spesso discusse dagli utenti e sempre piuttosto controverse agli occhi dei lettori. La premessa è che in realtà non è che si dica niente di nuovo: è semplicemente l'altra faccia della medaglia, laddove quella più nota è rappresentata dal classico "mettete i voti alti perchè altrimenti non vi pagano le pubblicità" con cui tutti si lanciano in cogitazioni ridicole da secoli. Non si tratta neanche di difendere Kotaku, per carità (non è possibile sapere cosa c'è dietro anche se un po' li amo dai tempi dello smerdone a Famitsu che regalava i voti) ma la questione è semplice semplice: dietro il rapporto tra i media e chi sviluppa o produce videogiochi, esistono degli esseri umani. Degli esseri umani che lavorano, con cui ci si confronta, che curano gli interessi di società che non sono onlus e devono fare i conti con la realtà di un mercato che, come ogni mercato, è basato sui freddi numeri. Totilo è uscito allo scoperto relativamente a presunte domande fatte dalla sua utenza, che si domandava il perchè dell'assenza di coverage massiccio per un gioco come Fallout 4 e in precedenza di Assassin's Creed Unity. Il publisher del sito, ha semplicemente spiegato come sia Bethesda che Ubisoft abbiano di fatto boicottato la rivista a causa di fatti avvenuti molto prima, risalenti ai tempi dei leak dei due prodotti (ancora non annunciati all'epoca), con le prime info online ben prima degli unveil previsti. Uno scandalo? No. Per nulla. Cose che accadono. Sempre. Ciclicamente. Accadono per la banale motivazione di cui sopra: ci sono persone che fanno cose, che parlano, che interagiscono e che possono anche starsi sui coglioni per un motivo del genere.


Arriva in redazione un'info del genere da fonte sicura: "ci sono le prime info di Fallout 4 se interessa". A questo punto un editore, un caporedattore o chi per lui, deve decidere cosa fare. Fallout 4 leakato significa (nel caso di Kotaku) milioni di view. Milioni di view significano diventare appetibili per chi fa advert in target online e tanti nuovi possibili utenti. Il rischio? Quello di fare incazzare Bethesda, come in questo caso. A questo punto, subentra la variabile umana. Avviene questo (vi racconto cose che ho visto fare e che ho fatto, su una scala differente ovviamente essendo in Italia, sia su carta che su web, in tempi diversi): si può chiamare il publisher e dirgli quello che è successo. Lui porrà il veto, ovviamente. Lo scenario quindi diventa easy: io ti conosco, ti rispetto, abbiamo un bel rapporto e ti salvo il culo. Tu in cambio, che ne so, mi dai la mega esclusiva sul primo annuncio vero e mi dai cose che altri non hanno (soluzione sempre preferibile). Oppure decido di sbattermi delle tue ragioni e pubblico il materiale o sembro deciso a farlo: a te il compito di convincermi in qualche modo (l'esclusiva che dicevo? Una campagna pubblicitaria massiccia poi? Varie ed eventuali). Oppure decidi di prendertela e impuntarti facendo quello che racconta Kotaku. A me correre il rischio di interrompere un rapporto oppure di non farlo mai nascere. A prescindere da ciò che vi diranno, queste sono le cose che accadono e che sono accadute a tutti gestendo un magazine stampato o online, senza dubbio alcuno. Si tratta di una questione di equilibri. Sono cose normali.


Tutti hanno qualcuno che li ama e qualcuno che li odia. Ai tempi di Eurogamer, per buttarla sugli aneddoti, chiamai tutti per comunicare l'apertura della filiale italiana. Tra i tanti, Electronic Arts: "sicuramente conoscerai Eurogamer..." interloquendo con la geniale PR italiota "si certo ma per i siti piccoli ci sono account ad hoc e non potrete ricevere codici". Ora immaginate me dall'altra parte del telefono che sento sito piccolo e che ho chiamato per cortesia, dopo una risposta del genere. Dopo l'ennessima esclusiva italiana bruciata, perchè il CMS condiviso di tutto il network mi consentiva di avere i contenuti dall'inglese via UK che generalmente mi venivano negati (e di sbattermi conseguentemente le palle di EA Italia), mi hanno tagliato i ponti. Io ero uno stronzo, nessuna pubblicità, Eurogamer.it in lista nera. Quando sono andato via, il sito ha invece iniziato a riempirsi di pubblicità di EA. Di contro è svanita Halifax, per esempio, che con me aveva spinto giochi, giochini e giochetti in virtù del rapporto di amicizia molto particolare con una persona che ben sapeva che pur essendo piccolino e appena nato, il sito sarebbe diventato poi un punto di riferimento importante oltre il nome, sulla scena nostrana. Tutto normale, dicevo. Si chiamano equilibri. E viaggiano sul filo dei soldi, del day by day e delle dinamiche raccontate qui. Poi magari un'altra volta parliamo di tutte quelle stronzate che si sono sentite tipo i disclaimer su questo o quell'altro articolo o su questa o quell'altra iniziativa perchè la gente che si conosce dovrebbe specificare il tipo di rapporto che c'è dietro iniziative che con il personale, c'entrano zero. Magari la spieghiamo insieme alla storia dei press tour accessibili solo a chi in review va sopra l'8/10 perchè dai central hanno detto così, per Metacritic. Quello sarà divertente, effettivamente.

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