[SERIE REVIEW] BETTER CALL SAUL (S.1)



Da poco è uscito Rogue One al cinema, lo spin-off che ha fatto rivalutare la saga a tutti quelli che, come me, la saga l'hanno sempre trovata sottovalutata. E ben vengano anche i prequel, quando diventano meglio delle serie originali.
L'intro era d'obbligo perchè in questo caso vale lo stesso ragionamento, su piano appena diverso: Better Call Saul è la storia di Saul Goodman, prima che diventasse Saul Goodman così come lo abbiamo conosciuto in Breaking Bad. E Breaking Bad, pur essendo una gran bella storia, non è stata così epica come pensavo se non forse nell'ultima e conclusiva stagione, che arrivava comunque dopo un lungo viaggio discretamente sotto le aspettative che comunque avevo. Better Call Saul invece, a cui non avrei dato una lira e che ho voluto guardare per completezza sulla scia delle avventure di Walter White, ha sortito l'effetto contrario in termini di presa a bene. La prima season è drammatica, sul serio. Ma non quella drammaticità fake sul filo dell'impossibile che accompagnava Heisenberg e Jessie. Una drammaticità verosimile, raccontata nella quotidianità di James McGill (Bob Odenkirk): una persona triste con una vita triste all'ombra del fratello avvocato, fondatore di uno dei più grandi studi di Albuquerque. Quel buco di culo posto orribile in New Mexico noto al mondo solo per aver dato i natali a Jeff Bezos di Amazon e per l'atterraggio di fortuna del sottoscritto di una decina di anni fa. James è un buono, intendiamoci. Una persona onesta, disponibile e concreta, con un passato un po' così tra piccole truffe e ragazzate è vero. Ma pur sempre un buono. Le puntate  si aprono spesso con dei flash che fanno intravedere, in certi casi, ciò che è stato dopo l'altra serie, saltando tra passato, presente e futuro di un personaggio molto più profondo e complicato di quel che era stato dipinto. C'è anche Mike (Jonathan Banks) tra i protagonisti, pure lui visto più da vicino e pure lui con un vissuto che non era mai stato tirato fuori a modo, assolutamente meritevole di attenzione. Si ride, ci si imbruttisce, si pensa. Better Call Saul parte quindi bene, fermo restando che per capire una serie di cose sarà sostanzialmente obbligatorio terminare BB, pur avendo per le mani uno stand alone da 10 puntate comunque accattivanti. Peccato per il doppiaggio in italiano (la voce non è la stessa che conoscevamo in precedenza ma ci si abitua).


VOTO 8/10

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