[SERIE REVIEW] THE OA (S.1)



Una delle cose più belle di Netflix è sicuramente la qualità delle sue produzioni originali. Serie sperimentali, innovative, intelligenti ma anche azzardate per certi versi. E non sempre le cose possono andare bene.
Ho passato la domenica a cercare di ricordare chi è stato lo squilibrato che mi ha convinto con un post su Facebook, parlando di qualcosa di molto simile a Stranger Things. Ora, non so se Stranger Things ce l'avete presente ma anche avere qualcosa che ci andasse solo vicino, sarebbe stato un bel risultato. Ecco, ora quella persona sto cercando di ricordarla giusto per poterle sputare dire che non sono poi tanto d'accordo con lui. Anzi. The OA è una serie coraggiosa, di quelle che dicevo sopra. Di quelle che le guardi e pensi che a un certo momento capirai come è accaduto tante volte e invece le puntate passano (e sono mattoni di un'ora) e non solo non capisci una mazza ma ti viene anche sonno. Insomma, The OA è noiosa e probabilmente non ricomincerei mai la visione neanche sotto tortura ma tempo fa mi son ripromesso di non lasciare mai cose a metà e quindi alla fine ci sono arrivato. Eppure ho rischiato, diciamocelo. Un paio di volte ho russato profondamente ma pur recuperando le parti mancante e cercando in tutti i modi di comprendere, niente, non ho compreso. Parliamo di qualcosa che è anche solo difficile inquadrare perchè di certo non si può parlare di mancanza di originalità per il lavoro di Brit Marling. La Marling è produttrice ma anche protagonista della serie, nei panni di Prairie, una ragazza tornata a casa dopo una scomparsa di 7 anni.



Una ragazza cieca, tra le altre cose, improvvisamente con la vista funzionante e un apparente malattia mentale tra racconti e ricordi delle sue passate esperienze. Un rapimento, una ricerca folle di un medico determinato a scoprire cosa si trovi tra la vita e la morte. Quel limbo dove Prairie e i suoi compagni di viaggio, si sono trovati. Parliamo dunque di angeli, di resurrezione, di miracoli, di trascendenza. Di tutte cose che a seconda di come le vedi, possono essere incredibili o ridicole, specie in un'opera televisiva. A prescindere, sicuramente, The OA è veramente troppo arzigogolato e pesante, con personaggi pure ben scritti ma veramente palle al cazzo tristi e noiosi nel loro vivere una vita a metà tra una favola macabra e la scoperta di cosa viene dopo. Personaggi legati da un filo invisibile e vincolati all'etera protagonista, questa donna dalla mente particolare in grado di percepire il mondo fuori in maniera totalmente slegata dalla realtà. Raccontare The OA è difficile pure per questo, perchè allo spettatore poi qualche elemento rassicurante viene pure (tipo appunto la crew di vicini di casa arruolati per l'occasione) ma è tutto talmente soporifero che anche solo provarci diventa un'impresa. La cosa drammatica è che dovrò vedere pure la seconda per sapere come va realmente a finire (non è vero, non c'è la seconda si spera). Ogni tanto sbaglia pure Netflix, suvvia. Nel dubbio date un occhio almeno alla prima puntata, poi regolatevi che non si sa mai.

VOTO 4/10

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