[MOVIE REVIEW] ASSASSIN'S CREED



La storia insegna che i videogiochi al cinema non sono mai stati un granché redditizi. Perle di imbarazzo su pellicola come Super Mario Bros., Postal o il terrificante (ma per i motivi sbagliati) Alone in the Dark sono sono la lunghissima punta di un iceberg.
Una punta capace di far crollare il buon senso di chi al cinema vorrebbe vedere i propri beniamini dei viggì in carne ed ossa. Aspettate però: non tutto è da buttare, visto che una volta ogni morte di Papa esce quel film che un po' rappresenta l'eccezione alla regola. Il primo Resident Evil ad esempio (ma un po' anche il secondo, in misura minore), oppure il primo Mortal Kombat o il più recente Silent Hill (ma non il secondo, che invece faceva schifo ai morti). E poi c'è Assassin's Creed , lungometraggio uscito in un periodo in cui la serie di videogiochi omonima ha deciso di mettersi in pausa (modo carino per dire che il pubblico pagante si era accorto che la fiera del riciclo aveva aperto i battenti giù in città). La trama: Callum Lynch (Michael Fassbender) è un condannato a morte per omicidio. L’iniezione letale che doveva passarlo a miglior vita lo risveglia invece in una delle sedi della Abstergo Industries, una corporazione che sta cercando la cura per la violenza umana (cosa voglia significare lo ignoriamo), nascosta pare in un artefatto antichissimo chiamato La Mela dell’Eden. Per trovare la sua ubicazione, basterà avventurarsi nelle memorie dell’antenato di Callum, un assassino membro di una setta che nei secoli lotta contro il gruppo dei templari. Il resto, potete immaginarlo da voi. Eppure, nonostante le leggerezze più o meno lecite, Assassin's Creed troppo male non è. Anzi, riesce ad essere molto più fedele alla serie di appartenenza di quanto i vari cloni di Ezio siano riusciti a fare nel corso degli anni su console.


I motivi sono presto detti: l'atmosfera è quella del primo Assassin's Creed, con il vero assassino incappucciato e silenzioso in locazioni polverose perdute nelle pieghe del tempo (e non col grullo Ezio Auditore e la sua parlata alla Leonardo Pieraccioni). Gli assassini sono sfuggenti e spietati, non più cosplayer amanti del parkour che aspettano solo che arrivi l'ultima edizione di Lucca Comics per mettersi in mostra. C'è Michael Fassbender. L'unico attore che dove lo metti sta. Le citazioni dai giochi sono perfette e puntuali. Senza esagerazioni. La trama è solo un pretesto, ma dopotutto non era così anche nei videogiochi? I malus, pochi e ininfluenti: dalla gatta morta Marion Cotillard, qui resa ancora più insopportabile da un taglio di capelli decisamente fuori moda, a un finale forse un po' frettoloso e che lascia il solito spiraglio ad eventuali sequel. I quali, a naso, non arriveranno, visto che il film è risultato essere un vero disastro di critica e pubblico oltreoceano. Ma si sa, oggigiorno riuscire a ingraziarsi i favori del pubblico di massa è seriamente complicato se non sei un supereroe o non imbracci una spada laser. Anche e soprattutto per un assassino vissuto in Spagna alla fine del XV secolo e fuoriuscito da un giochino di merda. Bello ma non ditelo troppo forte.

VOTO 8/10

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