[XBOX ONE REVIEW] FAR CRY: PRIMAL



Arrivo tardi ma arrivo sempre e con 18€ in offerta per il Black Friday, che fai, non prendi un altro gioco da 200 ore giusto per annullare del tutto quel briciolo di vita sociale che ti rimaneva ed evitare di dormire qualora ce ne fosse l'opportunità?
Di Primal non avevo visto e letto niente, lo ammetto. Anzi, Far Cry praticamente non l'ho mai neanche considerato dai tempi dell'originale. Sono talmente vecchio infatti che il più grande ricordo associato al brand che ho è un press tour nel 2003 in Germania con un altro paio di persone della specializzata e il buon Davide Latina, uno dei primi che ho conosciuto quando ho iniziato a lavorare nel mondo dei videogiochi che ancora non avevo i peli sul petto. Di quel viaggio ricordo un aereo a doppia elica che pareva una Panda 4x4 in grado di volare, un atterraggio di merda tipo a Francoforte e una nottata in un pulmino nella fottuta Foresta Nera con un pazzo al volante con un Ducato sparato a 200Km/h che ci ha condotto in un castello all'interno di un borgo medievale sperduto trasformato per l'occasione nel punto di ritrovo per la press di tutto il mondo. L'esordio di Crytek, tecnicamente spaventoso, Metalmark che giocava con una portatile Nintendo a caso, un freddo bestia e il sopracitato Latina con cui da poco ero rientrato da 15 giorni di Canada per altre cose Ubisoft. Insomma capite che 13 anni sono tantini e un po' di nostalgia ti assale sempre, pure se ti stai calando in un mondo preistorico open world che non c'entra una mazza di niente con i ricordi. Primal è stato una sorpresa al momento dell'annuncio ma in effetti aveva incuriosito. Più di qualcuno me ne aveva parlato male ma la questione è semplice: se un survival basato sul gathering di risorse ti piace, questo Far Cry può andare bene. Altrimenti sei pure un po' un pirla che se le va a cercare no? Come dicevo, parliamo di preistoria: mammut giganti, tigri con i denti a sciabola, mostruosità varie e arrabbiate (e cavalcabili).



Tu sei Takkar, uno che è in grado di radunare sotto la sua ala il popolo Wenja che è in guerra con Udam e Izila e per farlo devi portare a termini un fottio di missioni qui e lì, su questa mappa gigantesca da esplorare completamente per completare una main quest piuttosto interessante e un fottilione di missioni secondarie che poppano a caso, messe vicino a quelle un po' più strutturate. Adesso pensate a The Division, per capirsi: sostituite l'hub centrale con il villaggio di Takkar, il dottore, l'esperto di armi con uno sciamano o un abile cacciatore e avrete un quadro di come funziona la progressione di personaggio e abilità nel gioco. Costruire il villaggio sarà la chiave per accedere a nuove risorse che necessiteranno di un po' di farming in giro, tra una caccia e una sortita contro i campi rivali. Takkar poi è uno fico, quindi spacca teste con la clava, usa la lancia, tira con l'arco, fabbrica trappole e soprattutto addestra animali, da lanciare contro i nemici con una combo LT+RB. Forse l'aspetto più moscio di Primal è quello tecnico ma per il resto il gioco al contrario di quel che si dice (se vi piace il genere) è curatissimo, vario nella sua verticalità e appassionante quando si tratta di sviscerare la storia dietro le tribù e i quintilioni di segreti sparsi nel mondo, tra il freddo nord e le pitture rupestri sepolte in fondo a labirintiche caverne. Le cose da fare in effetti non sono poi tante ma coerenti con il setting e gli eventi. La mancanza di varietà è in qualche modo giustificata dal fatto che, oh, ma 12.000 anni fa che altro volevi fare se non andare a caccia per mangiare e accoppare gente a caso? Dal punto di vista delle visual, Primal funziona bene: gli scorci sono spettacolari, le situazioni immersive grazie anche ai numerosi cambi di ritmo e alla sottolineatura data da effetti sonori di livello, tanto quanto il doppiaggio in una lingua dell'epoca incredibilmente verosimile e ben costruita (con sottotitoli a schermo in italiano).



Con 20 ore sono praticamente arrivato alla fine della quest principale, completando il gioco solamente al 40%. Le missioni principali ovviamente sono più strutturate e avvincenti, le secondarie si limitano a salvare Wenja in giro o a stanare animali pericolosi. Esistono poi speciali missioni di caccia legate ad animali particolarmente potenti (Zanna di Sangue, un elefantino psicopatico, per dire) da gestire con oculatezza indagando le tracce lasciate in giro dalle simpatiche bestiole, disseminando trappole e approntando una strategia di qualche tipo per farsi trovare pronti. Di unlockabili poi ci sono anche un paio di personaggi speciali ottenibili distruggendo dei fortini speciali, se non bastassero i diversi insediamenti da conquistare o le pire sparse lungo la mappa, utilizzabili poi come basi per lo spostamento rapido. Nel complesso, da persona che i survival li detesta abbastanza, Far Cry è stato una sorpresona perchè sono riuscito addirittura a portarlo a termine. Non perchè inventi qualcosa ma perchè nella somma delle sue parti funziona, soprattutto incastrato in un contesto inedito come quello preistorico che funziona sempre per i vecchietti come il sottoscritto (e io ho trovato pure un dinosauro, a dirla tutta). Consigliato, anche perchè giocato da un appassionato dura probabilmente il triplo senza problemi.

VOTO 8/10

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