QUALCHE ORA NEL MONDO DELLA GIUOIA (IN CAPSULE) DI WE HAPPY FEW



Le cose inquietanti mi attirano sempre molto. E qui parliamo di una roba decisamente inquietante, dal primo video ormai vecchiotto. Un po' Arancia Meccanica, un po' BioShock, molto indie. E finalmente in Early Access su PC e Xbox One.
We Happy Few, disponibile in acesso anticipato da appena due giorni ed è il quantomeno strano secondo titolo di Compulsion Games (Contrast il primo del 2013). Un giochino fatto con i soldi del Canada, beati loro che li prendono. L'ho provato proprio a ridosso dell'esordio anche perché il mood anni '60, insieme ai drogati con i volti dipinti modalità marionetta e questa faccenda delle pillole della felicità imposte rendeva il tutto decisamente accattivante. Oltre al fatto che ad Alberto ha rotto le palle in neanche 20 minuti, spianando l'accesso alla console di casa. Nei primissimi momenti mi ha fatto un po' rivalutare l'entusiasmo iniziale sembrando il più classico dei meh. Un meh piuttosto convinto, tra l'altro. Epperò. Epperò poi non ho desistito e ho fatto bene perché la survivalist che è in me è andata al settimo cielo non appena ha iniziato a vedere fiori da raccogliere per produrre balsami benefici, cibo da trovare per non morire di fame, acqua da filtrare...e gente strana. Molto strana. Cioè qui si passa da un luogo chiuso dove tutti hanno queste facce da matti e sono chimicamente felici a un quartiere modalità post bombardamento stile guerra mondiale (forse la terza?), con case semidistrutte e gente tristissima e barboneggiante che circola facendoti venire voglia di suicidarti. O di suicidarli, spesso, per alleviare le sofferenze indicibili. Poi però capita che, per esempio, tu che sei scappato da un bunker e ti chiami Arthur, hai bisogno di cibo per non schiattare e allora entri in una di queste case dal muro, che tanto è distrutto, e trovi una fottuta patata andata a male e allora la prendi e te la mangi pure, anche se morirai di mal di stomaco poi.



E niente, arriva uno di questi mezzi derelitti e si incazza pure e inizia a menarti. E allora no, bello mio, io non ci sto. E giù botte da orbi, che qui si tratta di sopravvivenza eh, o io o loro. Quindi, riassumendo quel che ho capito finora, cioè poco o niente: in We Happy Few meni la gente, cerchi di sopravvivere e passi da luoghi di tristezza infinita e distruzione a luoghi di gioia forzata, che sanno proprio di innaturale. A me ricordano sempre il sempiterno 1984 di Orwell, con l'ausilio di qualche pasticchina di Joy che non fa mai male. Cosa si debba in effetti fare, non è chiarissimo al 100%, a parte stare schisci e possibilmente non farsi beccare a rubare per non essere mazzolati. E non essere neanche troppo gioiosi con quelli depressi o troppo depressi con quello gioiosi, per non essere mazzolati. E non morire ovviamente (morto una volta pare che l'environment venga generato nuovamente randomicamente ma ero talmente presa dal cercare cibo che sinceramente non me ne sono manco resa conto). La musichetta inquietante e questi look pazzarelli sono un buon motivo per giocare ancora, oltre al fatto che ora che ho capito come diavolo funzionano gli slot dell'inventario devo andare a rifarmi il guardaroba (la selezione fa pena e ovviamente dopo 5 minuti di gioco io avevo l'inventario pieno ma questa è un'altra storia). Quindi ciao, scusate, addio.

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