GAMIFICATION IS BULLSHIT



Se ne parlava stanotte su Twitter, dopo una mia citazione di Bogost che stavo seguendo sul social per altre questioni. Parlarne in 140 caratteri ovviamente è una roba impossibile, tant'è che al terzo scambio di battute non si capiva più una mazza, con gente inseritasi nella discussione randomicamente che aveva perso gli scambi precedenti generando ulteriore casino. Diciamo che Twitter non è il posto migliore per le lunghe dissertazioni via, già che stiamo ragionado su dinamiche di questo tipo.
Anyway, nella confusione generale, cercherò di fare chiarezza: "gamification is marketing bullshit, invented by consultants as a means to capture the wild, coveted beast that is videogames and to domesticate it for use in the grey, hopeless wasteland of big business, where bullshit already reigns anyway". Questo il quotone che a me ha sempre fatto ridere perchè definisce perfettamente la questione Gamification, in 3 fottute righe. Questo significa amare Bogost e condividere le dozzine di pippe mentali che porta in scena nei suoi scritti? No. Questo significa semplicemente quello che ho scritto. Il concetto di Gamification è l'ennesima cosa studiata a tavolino che racchiude dei semplicissimi concetti, intorno ai quali si sviluppano zilioni di discussioni inutili per cercare dei significati che non esistono. Un po' come quando Kojima (l'avrò detto un fracco di volte penso), mi disse che dietro Metal Gear non c'era nessuno dei meta concetti che la gente vedeva. Non c'erano messaggi segreti sull'umanità o il terzo segreto di Fatima. C'erano semplicemente delle scelte di design legate anche e soprattutto al gusto personale, interpretate spesso dalla critica e da alcuni critici in particolare, per darsi un tono. Faceva gioco, si è cavalcata l'onda. Come per la Gamification, appunto. Tutti ne parlano, tutti la studiano, tutti si scervellano. "È stato riscontrato che l'utilizzo di metodologie ludiche stimola un interesse attivo e misurabile nell'utente l'obiettivo principale è quello di coinvolgere l'utente nell'attività di un sito o un servizio, in modo che le informazioni e messaggi vengano recepite in modo molto più efficace rispetto a un comportamento passivo". Che scoperta. L'uomo, quando si diverte, impara cose e le fa più volentieri. Facciamoci un corso all'università, da mettere vicino a quelli di design magari.


Il principio che si pone alla base della Gamification è quello di utilizzare le dinamiche e meccaniche del gioco: punti, livelli, ricompense, doni. Praticamente la Gamification, l'hanno inventata in Esselunga con la carta Fidaty, solo che "signo' 'a famo 'a tessera?" per far parlare di videogiochi nei saloni e venderli alle grandi aziende, ovviamente, non andava bene. E badate: parlo comunque da ex Marketing Manager di un'azienda di un gruppo B2B, da cui sono passati un fottio di agenzie, individui, persone che mi proponevano cose agghiaccianti, presentate con terminologie agghiaccianti, per esprimere concetti semplicissimi. Ciò detto, va anche bene così: il concetto funziona, la Gamification ormai esiste e soprattutto va via come il pane. Diamo semplicemente la giusta dimensione alle cose. E agli astrusi ragionamenti che certe persone fanno.

35 comments:

  1. Scheel ha appena avuto un malore :D

    ReplyDelete
  2. Concordo completamente. Gli accademici sono generalmente dei tristoni che devono dare un senso alla loro esistenza, parlando di cose inutili ed elevando concetti semplicissimi a questioni di stato! Giocando si è più propensi ad imparare e a fare cose. Si è sempre giocato, non è che servivano i videogiochi, tantomeno la gamifichezion che è appunto un semplice nome dato a tavolino a parte delle attività di vita di ogni giorno

    ReplyDelete
  3. Beastie11:06 AM

    Secondo me è sempre un problema italiano e di come si vive qui ogni questione accademica. Sentir parlare dei ragazzini di queste cose perchè hanno letto 2 libri fa ridere. Come fa ridere vedere la community indie qui da noi e le idiozie che dice, frutto dell'inesperienza, di molte lettura e di poca pratica

    ReplyDelete
  4. Questo è un altro discorso, che magari affronterò separatamente, dopo aver lurkato ogni forum e pagina FB a tema. Gli indie, IMHO, non esistono. Meno che meno in Italia. Ma se uno prova a dire 'sta cosa, oh, sacrilegio :D

    ReplyDelete
  5. Sbaglio o hai tolto la mod?

    ReplyDelete
  6. Kojima Epic Win... Ho sempre adorato i pipponi mentali della critica per qualsiasi boiata che gli si pari davanti.
    Eppoi arriva un "artista" che caga in un baratolo e lo mette in un museo dandogli un meta-titolo e giù tutti ad analizzare la sua opera manco fossero medici o coprofagi...
    Va bè... sto divagando.
    (però il dipinto "l'origine del mondo" di Gustave Courbet me lo appenderei in salotto diobono)...

    ReplyDelete
  7. Esattamente. Con Kojima si parlava del bombarolo sui pattini per cui s'era scatenato un dibattito relativamente al messaggio super segreto che la sua figura lanciava. In realtà Kojima parò proprio di "un bombarolo sui pattini"

    Coincidenza: c'era il figlio di Kojima presente. Con i pattini

    FATE VOI

    ReplyDelete
  8. Anonymous11:48 AM

    Sei una brutta persona

    A.

    ReplyDelete
  9. Non so chi tu sia, ma hai perfettamente ragione

    ReplyDelete
  10. Totoch11:58 AM

    Gamification inventata in Esselunga

    GENIO

    ReplyDelete
  11. Anonymous12:14 PM

    Il sample della merda nel barattolo anche rende perfettamente l'idea

    ReplyDelete
  12. Ok, provo a rispondere in ordine a tutto, conscio del fatto che si intavolerà una discussione infinita.

    Non credo che nessuno stia cercando nella Gamification significati che non esistono. Si sta solamente analizzando un tool che, a mio parere, può cotribuire a migliorare la società in cui viviamo. Indubbio che verrà utilizzata, come dice Jesse Schell, in un'infinità di ambiti - il cui fa anche un po' paura - ma è indubbio che può essere utilizata come strumento sociale.

    Ripeto, per 'strumento sociale', intendo strumento capace di portare benefici alla società in cui viviamo.

    Tutto ciò ha davvero poco a che fare con i sistemi 'a punti' di cui parli, si parla di dare reward in base al conseguimento di azioni nell'ambito della vita reale. E' stato condotto un'esperimento in cui degli studenti universitari venivano dotati di un sistema di monitorazione in tempo reale dell'energia elettrica consumata nello studentato. L'obiettivo era quello di diminuire il consumo di energia elettrica ovviamente. Gli studenti potevano anche vedere quanto consumava 'il vicino', instaurando un sistema competitivo legato ad un sistema di reward. Questo è, appunto, uno dei vari esempi che portano a considerare la Gamification come uno strumento sociale rilevante per il futuro, e non come mero strumento di marketing.

    Ripeto, non c'è niente di comlesso su cui si sta discutendo, nè niente di complesso su cui si fanno pippe mentali.

    Dici "tutti ne parlano, tutti la studiano, tutti si scervellano". E' quello che si deve fare per riuscire a sfruttarla come efficace tool sociale.

    Ora passo ai commenti.

    @akab: è vero che si è sempre giocato, ma non si può negare che i videogiochi sono l'unico strumento che permette di applicare questo modello su vastissima scala.

    @Beastie: metti in tavola discussioni abbastanza off topic. Non so a chi ti riferisci con "ragazzini", ma mi sembra tu sia risentito di qualche cosa. Tra persone intelligenti ogni persona ha diritto di esprimere il proprio punto di vista, sia che si abbiano 20, 40, o 80 anni.
    Per quanto riguarda la scena indie italiana, quali sono le idiozie a cui ti riferisci?

    @Alberto ma che sacrilegio. Semplicemente ora voglio capire perchè nn esistono. Sviluppatore indipendente è chi non ha un publisher alle spalle a finanziare il progetto. Non esistono in Italia? Ho qualche dubbio a riguardo, vorrei capire meglio cosa intendi.

    PENSO di aver coperto i diversi punti della discussione, chiedo scusa se non rileggo cosa ho scritto.

    Saluti

    Alex

    ReplyDelete
  13. Anonymous3:59 PM

    La gamification può essere utile in alcuni ambiti ( perlopiù dal punto di vista del marketing e del consumo imho) ma ha pesamti controindicazioni: come gli achievements che ti costringono e perdere tempo su un titolo che hai già finito per fare i 1000 punti.

    Ora io dovrei fare la gara com il vicino a chi consuma di meno? Sai che Rottura. Dov'é la privacy? Perché i miei vicini devono sapere quanto consumo?

    Imho l'argomento non ha molto a che fare con i videogiochi e non capisco perché i vari esperti del videogioco dovrebbero andare in giro a scrivere libri e fare conferenze inutili sull'argomemto quando ci sono fior di esperti in altri campi che possono disquisire sull'argomemto.
    Argomento che non é poi così importante, non cambierà il mondo ed é già presente sotto varie forme da molto tempo.

    ReplyDelete
  14. Zeldakar4:01 PM

    Alex ti faccio notare che secondo la tua definizione journey non é un indie game.

    E poi per piacere non usiamo anglicismi quando non servono

    ReplyDelete
  15. No dai, Zeldakar no -_-

    ReplyDelete
  16. Beastie4:07 PM

    Risentito? Sono realista. Gli indie italiani sono una community di studenti. Simpatici come ti pare, ma qui abbiamo bisogno di altro, non di sognatori inesperti fuori dallo spazio e dal tempo

    ReplyDelete
  17. Alex, vado con ordine: che si sia sempre giocato l'ho detto io in primis. Continui a menarla ma non capisco perchè se ci addestriamo i cani con la tecnica del biscottino e ci educhiamo i figli da quando esiste l'uomo, oggi partano queste 2000 menate per un semplice concetto che riassume comportamenti che esistono con l'essere umano da quando c'è lui. Consumare meno energia del vicino, rispettare le regole e tutto il resto, a casa mia, si chiama ancora educazione civica. Poi siamo d'accordo che se funziona, va bene Gamification.

    Gli indie? Gli indie non esistono, ripeto. Come si muovono 2€ il concetto romantico di indie muore. Fine

    ReplyDelete
  18. Stefanuzzo4:10 PM

    Bella discussione!

    ReplyDelete
  19. Poi io al solito ce l'ho con gli accademici: qui non c'è l'industria, non si fanno giochi, 8 professionisti su 10 sono peracottari reciclati e pensiamo a studiare tutto questo. Incredibile, veramente :)

    ReplyDelete
  20. Riccardo mi fa sempre eccitare tantissimo quando mette in prosa. McColica, io la chiamo

    ReplyDelete
  21. Fabio Viola4:13 PM

    ^_^Rimanendo in ambito lessicale (per il resto spero che si organizzi un bel dibattito che coinvolga in generale l'utilizzo del gaming fuori dai contesti tradizionalmente intesi), Gamification nasce nel 2002 a cura dello sviluppatore inglese Nick Pelling che ho avuto la fortuna di conoscere (ha lavorato a decine di titoli dal C64 alla generazione consoel 16 bit). Prima di tanti capì che il gaming potesse diventare un turbo boost per migliorare una serie di user interface fisiche ma, purtroppo per lui, la start up dopo due anni venne chiusa.

    ReplyDelete
  22. mettiamola così: un giorno una ricercatrice che di cognome fa McGonical, non sapendo come emergere/reciclarsi, s'è inventata questo nome, figo lo ammetto, e l'ha associato a meccaniche arcinote. I giornalisti di mezzo mondo, non sapendo che scrivere in quel periodo, e non sapendo soprattutto scrivere di videogiochi, le sono andati dietro. E come spesso accade nel mondo dei media, si è creato il caso e via, tutti dietro. Il problema è che a un certo punto vale anche la pena fermarsi e rendersi conto se è o meno una cazzata. Tratto dal "bigino degli articoli del Belli".

    ReplyDelete
  23. ah, dunque il pacco è addirittura antecedente? E son addirittura 10 anni che c'è gente che gli va dietro? Pensando che con gli occhiali 3D si fosse toccato il fondo in fatto di mode videoludiche, e invece. Vabè. Io comunque nel 1995 programmai un gioco che spiegava il sesso con un platrform e a ogni vittoria generava codici sconto per l'acquisto di profilattici (non scherzo). Sta a vedere che l'ho inventata io la gamification, uffa, è che noi veneti non sappiamo fare marketing, l'ho sempre detto.

    ReplyDelete
  24. hA già detto tutto anomimo prima di Zeldakar (ROTFL)

    Se non si tratta di giochi e videogiochi, gli esperti di videogiochi, che parlano a fare?

    ReplyDelete
  25. @Zaldakar: tgc infatti non è un team indie, e loro stesso lo dicono. Hanno alle spalle un budget di Sony troppo grosso a supporto dello sviluppo per definirsi indie.

    @Beastie: da quando studente è un dispregiativo? Gli indie di tutto il mondo sono spesso studenti, non solo gli italiani. Di che stai parlando?

    @Alberto: oggi non ci sono 2000 menate. Oggi ci sono persone interessate all'utilizzo della 'struttura gioco' per migliorare la società. Che questo sfoci nell'educazione civica, tanto meglio, perchè quando studiavo educazione civica in 4^ elementare mi faceva cacare a spruzzo, e magari abbiamo gli strumenti per migliorare tante cose adesso.

    Alex

    ReplyDelete
  26. @Riccardo: beh, se hai realizzato una cosa simile nel '95 bravo tu, non credo qui si stia facendo la gara a chi ha inventato la Gamification, si tratta di stabilire se è utile o meno.

    Aggiungo anche che 10 anni fa non era possibile concepire una struttura simile nella stessa scala con cui lo si può fare al giorno d'oggi.

    Alex

    ReplyDelete
  27. Alex il punto e' che non 'si sfocia in' partendo dalla gamification che non esiste. Questa roba E' un'altra cosa che con i videogiochi non c'entra un Cristo, semplicemente

    ReplyDelete
  28. E ripeto: il concetto di indie, visto che e' uscito tgc, ormai e' tragicomico

    ReplyDelete
  29. chi ha citato i videogiochi? Si sta semplicemente parlando di applicare un modello di 'gioco' ad ambiti della vita reale.

    E ripeto che continui ad essere molto criptico riguardo il concetto di indie, non capisco perchè :D

    Alex

    ReplyDelete
  30. Tutti più o meno confondono la cosa mettendo in mezzo i videogiochi, ed è un altro problema.

    Sugli indie non sono affatto criptico: l'idea romantica dello sviluppo indipendente non esiste più. Gli indie di una volta non erano dei romantici, erano dei pionieri perchè sviluppavano in un garage perchè era l'unico modo che c'era. Erano indie per forza di cose, ma volevano fare soldi. Indie è chi non vuole qualcosa dietro: visibilità o denaro. Ossia nessuno, oggi :)

    ReplyDelete
  31. Ciro Continisio10:50 AM

    Non capisco il senso del post, ė come dire "physics are bullshit" perchė sono lo studio di una cosa che ė davanti agli occhi di tutti e di cui tutti ne capiamo anche un pó per esperienza (se lasci cadere una cosa cade, no? Ci volevano quegli stronzi dei fisici per spiegarmelo?).

    Che poi a me la Gamification fa cagare per come viene usata per scopi maligni, ma il post mi sembra sempre la solita polemica trita sullo studio delle cose vs. lo sperimentarle sul campo.

    ReplyDelete
  32. Marco Tonetti10:50 AM

    Albè io spesso ti appoggio ma stavolta hai proprio detto una grande cacata eh! :)
    I concetti di gamification per noi sono scontati perché li abbiamo sotto gli occhi da praticamente sempre e ci può sembrare banale il dovere insegnare a qualcuno che se ti do un achievement da sbloccare tu sarai piu coinvolto in ciò che fai, ma non per tutti è così.
    Secondo il tuo ragionamento se allora fossimo pittori ci sembrerebbero inutili i corsi di pittura eppure ci sono professionisti che li seguono a qualsiasi età e a qualsiasi livello professionale abbiano raggiunto!
    ...sarebbe come chiedersi perché la gente fa i corsi di sci... Sulle piste vedi gli altri che sciano, ma non impari se qualcuno non ti spiega come farlo.. O cmq ci metti 10 volte tanto.
    Si studia per imparare cose nuove si, ma spesso si impara anche prendendo coscienza di concetti già conosciuti... Ma di nuovo, credimi, per chi non è del settore la gamification non è poi così semplice da comprendere

    ReplyDelete
  33. Ciro il senso del post è semplice: misuriamo bene le parole quando cerchiamo di dire qualcosa perchè la Gamification (che a me sta benissimo) è semplicemente una serie di concetti noti e vecchi che sono sempre esistit, legati a meccaniche note e vecchie, che sono sempre esistite, racchiusi in un unico termine nato esclusivamente per fini commerciali. Senza farci poi intorno studi, corsi, ricerche e tutto il resto, dando la giusta dimensione alla cosa

    ReplyDelete
  34. Marco non hai capito una mazza. Il punto è che un corso di pittura te lo vendono come corso di pittura. Non come Dipingication, con zilioni di persone intorno che dicono la loro (che fino al giorno prima non andava bene) relativamente a un fenomeno che altro non è che...il corso di pittura di cui sopra

    ReplyDelete
  35. McGonadi12:09 PM

    Ma quale modello di gioco?
    Fare x per ricevere y rientra nel gioco?
    Ottimizzare l'utilizzo di energia é un gioco?

    La presunta "gamification" diventa competitification quando ci aggiungi l'elemento sociale, il fare meglio degli altri, senza quello é una sistema di fai questo e ottieni quello(cosa molto brutta)

    Può essere utile in alcuni ambiti per opere lodevoli, ma di fatto é un modo per schiavizzare l'utente e costringerlo a fare cose che non farebbe, che siano cose positivie per l'umanità o no,il discorso non cambia.

    Rimane il fatto che non ha molto a che vedere con giochi e videogiochi e mi stupisco che l'argomento sia in mano agli "accademici del video(e non)gioco" che spesso sono figure inutili create a tavolino paragonabili agli ingegneri gestionali(per fare una battuta).

    ReplyDelete

Questo form è per dire la tua. Ricordati di registrarti con il tuo account Twitter/Google con un bel click sul colonnino a destra "Unisciti al sito". Pensa che è gratis e fa pure figo!

CONTACT ME

Name

Email *

Message *