[MOVIE REVIEW] CARGO



A me Martin Freeman piace un casino e quando ti trovi su Netflix, a sorpresa, un film suo con zombie non puoi fare altro che prenderti bene. Solo che però poi lo vedi e un po' ci pensi che forse non basta quello simpa a tirar su l'asticella.
Cargo è un film che poteva essere molto altro, secondo me. Perchè parliamo della solita epidemia e dei soliti non morti a cui sparare in testa, per carità, ma all'inizio tutto è presentato in maniera un po' diversa dal solito se vogliamo e la cosa funziona. C'è l'ansietta, c'è la voglia di capire, c'è un vedo non vedo che un po' immagini cose un po' boh. Di fatto si parte su un battello su un fiume. Freeman e consorte sono a corto di cibo, con una bambina piccola e indecisi sul da farsi. Non si può tornare a terra, dicono, e qui cominci a domandarti il perchè. Il perchè è quello sopra: un virus uccide in 48 ore e trasforma le persone in famelici mostri che, a differenza dei soliti trapassati, sbavano una roba arancione tipo miele che esce un po' da tutti gli orifizi. Uno schifo insomma. E chi ce lo fa fare allora, se stiamo tanto bene sull'acqua? Ma la moglie di lui, ovviamente, che trovata una barchetta mezza affondata piena di viveri, svuotata e lasciata in sicurezza, pensa bene di tornare giusto per farsi dare un mozzico su una coscia, che la condanna a morte. Ma Freeman, maschio alpha, non ci sta e decide quindi di rischiare attraccando, andando in cerca di un presunto ospedale della zona che in realtà, invece, non esiste. Ad aggiungere complessità alla vicenda, c'è il fatto che il nostro eroe alla guida, prende un albero e sviene, svegliandosi con la sua dolce metà bella che andata, pronta a regalargli in dono la malattia, con un bel bacio stampo quasi staccandogli un braccio. Restano quindi un paio di giorni per salvare la vita alla piccola, dispersi nel fottuto deserto australiano tra aborigeni e cadaveri ambulanti. Ad aggiungere complessità, il solito pazzo stile The Walking Dead e una serie di sfighe che detteranno il ritmo per le quasi 2 ore di pellicola, che invece di un crescendo di qualche tipo, regala una lenta caduta verso la noia, balzellando tra il riflessivo e il mistico, tra la magia e lo schifo della razza umana. Peccato perchè l'incipit non era manco male. Avanti un altro. E se proprio, riguardatevi il remake de L'Alba dei Morti Viventi.



VOTO 6/10

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