[SERIE REVIEW] VIKINGS (S.2)



La seconda stagione di Vikings su Netflix continua laddove la prima si era interrotta. Ragnar è ancora protagonista e se prima poteva sembrare semplicemente un uomo ambizioso, le nuove puntate segnano de facto la sua ascesa al potere.
Aveva cominciato bramando razzie in Inghilterra, il buon Ragnar, eppure eccolo qui: Jarl di Kattegat dopo un duello all'ultimo sangue con il vecchio Earl Haraldson. Il capo, insomma, impegnato adesso a governare la sua gente e conteso tra il focolare domestico e le scorribande ad ovest. Nuove trame vengono intrecciate in questo ritorno, ponendo l'accento su giochi di potere, relazioni umane, lealtà e dinamiche più vicine agli intrighi politici di Game of Thrones che al genuino menare dei primi episodi. Intendiamoci, l'azione non manca di certo anche in questa occasione, anzi. Più qualità nelle scene di battaglia, più violenza, più sangue. Questo grazie all'entrata in gioco di re Horrik (Donal Logue) e dello scontro con un altro Jarl, Borg (Thorborn Harr), che costituirà uno degli ingredienti principali dell'insalatone di Hirst, sempre meno storico e più fantasy (ma a me va bene così). C'è poi ovviamente Lagherta che acquisisce sempre maggiore importanza: da donna del capo prima a paladina guerriera poi con la sua unità di valorose valchirie, passando per la fase cornuta e mazziata, a causa di una scappatella di Ragnar, diventata poi un matrimonio vero e proprio con relative figliate con la bellissima Aslaug (Alyssa Sutherland), la figa di legno principessa del nord (quello ancora più a nord) della prima serie, andata ad occupare bellamente il trono di Kattegat con il condottiero di Calvin Klein, in quanto gravida. L'inutilità di questo personaggio, paragonato poi a quello di Lagherta (esponenzialmente più gnocca, potente, cazzuta, geniale di lei) è pari forse solo alle risatine di Ragnar, uguali dal primo episodio, che c'è da capire ancora se dipendano da una scelta di sceneggiatura o dalle importanti doti recitative di Travis Fimmel (essendo dotato di una sola faccia, pure in Warcraft).



Torna in scena pure Bjorn (Alexander Ludwig) diventato un gigantesco bambinone biondone destinato, secondo le profezie, a sposare una regina e a fare grandi cose, ben oltre la reputazione del già celebre padre. Non manca neanche Rollo, protagonista di un percorso tra tradimento (pure lui) e redenzione, accompagnato nella sua trasformazione dalla solita Siggy (Jessalyn Gilsig), in maniera differente, da Floki (Gustav Skarsgard) e da tutti gli altri personaggi già visti, in una lunga sequela di viaggi e battaglie che comunque alzano il livello già alto delle precedenti puntate. Insomma, pollicione verso l'alto per il nuovo Vikings, arrivato nel mentre ad un poker di season (che qualcosa vorrà pur dire).  Tutto meglio di prima, tutto più coinvolgente e gustoso. L'unica nota stonata, come sopra, resta l'accuratezza storica di cui normalmente non fregherebbe una mazza a nessuno (me compreso) se non fosse che inizialmente il tutto andava in onda su History Channel. Ma del resto, qui, siamo su Netflix quindi che ce ne frega? Da vedere

VOTO 8/10

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