[XBOX ONE REVIEW] DEADLIGHT: DIRECTOR'S CUT



La Spagna è l’altro paese sfigato in Europa, quando si parla di studi di sviluppo. Certo, la situazione è sempre stata meno drammatica della nostra ma sposta poco. Nel 2012 però, Tequila Works è entrata nei radar dei videogiocatori grazie a Microsoft. Il resto è storia.
Deadlight è arrivato su Xbox One in versione Director’s Cut con Deep Silver, in realtà. Il gioco dello studio madrileno, recuperato grazie a Xbox Game Pass, ha mantenuto comunque intatto tutto il suo fascino, con la sua storia matura e le sue tinte forti, incastonati in un gameplay piuttosto regolare per un action sidescrolling che profuma di survival horror e di platform. La pubblicazione di Microsoft all’epoca sarà stata sicuramente aiutata dal setting californiano della vicenda. Seattle infatti, dove Xbox è nata, è sullo sfondo dell’avventura che prende spunto dalle più classiche situazioni apocalittiche zombie-style: epidemia devastante, mondo in mano a mostruosità varie che mangiano qualsiasi cosa si muove, morte e distruzione. Il gioco dura poco, tre ore circa, basandosi tra l’altro sul trial & error da un certo punto in poi, con puzzle ambientali complessi e nemici che non saranno gestibili con l’ascia e le armi da fuoco (le armi a disposizione). Meglio: si potranno fare a pezzi i non morti senza problemi ma il tutto è stato pensato per non avere un ritmo da sparatutto, tanto è vero che ci sarà da correre e scappare spesso per evitare i letali gruppi di mangiacervelli che si frapporranno fra voi e l’obiettivo finale. Nei panni di Randall Wayne dovrete infatti cercare di raggiungere un posto (apparentemente) sicuro gestito dall’esercito, salvo realizzare strada facendo che molte cose che sembrano non sono. E che The Walking Dead ha fatto scuola per tutta una serie di motivi. Il capolavoro di Deadlight è sicuramente il suo level design bilanciato perfettamente che, fatto salvo per alcune situazioni legate ai puzzle di cui sopra, contribuisce in maniera determinante alla riuscita del titolo. Splendido anche il doppiaggio e il sonoro che fanno dimenticare i piccoli glitch qui e lì, legati soprattutto a collider ballerini durante i combattimenti all’arma bianca. A me ha ricordato un po’ quella meraviglia di Shadow Complex, strizzando tuttavia l’occhio anche a prodotti più recenti, soprattutto in termini di atmosfere (Limbo anyone?). Da recuperare senza dubbio a prezzo budget (o gratis come nel mio caso) e perfetto per una mezza giornata internsa.



VOTO 8/10

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